International Lectures on Nature and Human Ecology
 
 
Introduzione

Gli approfondimenti sviluppati nelle lectures dello scorso anno ci hanno portato dentro i meccanismi di autoregolazione del pianeta Gaia e fatto scoprire attraverso l'analisi dell'affascinante opera di Leonardo i limiti della scienza meccanicista. Apparirà dunque oggi più chiaro come i paradigmi classici di scienza e filosofia imprigionano il nostro pensiero rendendolo incapace di comprendere il sistema di relazioni uomo-natura.

Nel programma delle lectures per il 2008 cerchiamo di approfondire questi temi sotto diversi angoli di osservazione. Abbiamo invitato a parlare biologi, naturalisti e filosofi che partendo dal loro specifico ambito di lavoro giungono per vie diverse a risultati convergenti, capaci di aiutarci a muovere un ulteriore passo avanti nel nostro cammino di ricerca.

Da Platone a Cartesio, filosofia e scienza si sono modellate distinguendo e separando, per questo ancora oggi noi continuiamo a leggere il rapporto uomo-natura opponendo entità collocate su piani diversi. D'altra parte è proprio in questo che troviamo la ragione più profonda della nostra incapacità di arrivare a comprendere in che modo possa darsi uno sviluppo dell'uomo nel rispetto dell'ambiente.

A fronte dei gravi problemi ambientali cui andiamo incontro si ravvisa una inerzia difficilissima da sconfiggere che dipende sì dalla pressione di forti interessi economici ma anche, e forse in misura maggiore, dalla mancanza di strumenti di pensiero che ci permettano di cogliere a pieno il problema di fondo: noi pensiamo l'ambiente a partire dall'uomo e non l'uomo a partire dall'ambiente.

La vita stessa veniva definita nella biologia del XIX secolo come la capacità dell'organismo di resistere alle forze esterne; arriveremo invece a capire come l'invecchiamento sia in realtà un fenomeno geneticamente determinabile, del tutto interno a quella stessa vita di cui costituisce allo stesso tempo lo sviluppo e la negazione.
Tutto ciò potrebbe essere meglio compreso se si riuscisse a ragionare non in termini di entità ma di processi, se si riuscisse a sentire l'assoluta identità implicita nella complessità del nostro mondo. È questa una diversa visione della natura, in cui l'uomo si trova immerso al pari di tutti gli altri esseri viventi e non viventi in un processo continuamente in evoluzione.

Non sarà necessario ricercare un fine, l'immanenza del processo non presuppone un'origine e non prevede un senso, in questo la vera forza di un'etica del divenire che ci costringe di per sé stessa a rispettare l'ambiente e noi stessi, come fossimo una cosa sola.

Massimo Mercati