International Lectures on Nature and Human Ecology
 
 

SIMONA RINCIARI


STRAMONIO E VEDA

L'impiego dei vegetali non è una scoperta dell'arte antica né di quella moderna; e come sempre, il diritto di originalità in arte non si attribuisce tanto alla priorità nel tempo quanto alla novità del procedimento (non è importante chi o che cosa – direbbe Goethe – ma piuttosto come) o procedura tecnica, artistica, mercé la quale una data novità d'ingegno si classifica altrimenti che nel passato.

L'originalità è nel passato, la varietà è nel presente: un po' come la pensava Man Ray, "Creare è divino. Riprodurre è umano", col che non è da pretendere che "noi siamo l'unica specie a creare forme gratuite" (ancora Ray). Anche le piante e gli animali in certi casi lo fanno, scimpanzé e cervi possono contemplare un tramonto, lo sviluppo fogliare della peonia evidenzia certi passaggi che, secondo Portmann, sono puramente autotelici o meravigliosamente senza scopo, cioè estetici.

Sembra che Simona Rinciari, la quale non ha importato per prima l'impiego dei vegetali in arte, ma ha inventato una procedura, una tecnica per immobilizzarli nell'eternità, per mummificarli, quasi vetrificarli, abbia scelto di evocare da botanica-artista queste molto delicate suggestioni che provengono tanto dal mondo dei biologi quanto da quello degli studiosi dell'anima, mercé un procedimento ottenuto con molta semplicità (e si sa che semplicità non vuol dire facilità).

La sua arte meticolosa, austera, è iniziata dallo studio stremato di una tale procedura applicata agli esseri vegetali raccolti in natura, agli inizi degli anni 2000, per poi perfezionarsi attraverso varie metamorfosi. Una procedura che non può tollerare insicurezze, negligenze, bensì un'applicazione solitaria, aristocratica, che ha l'aria di provenire tanto dall'antica alchimia quanto dalla più solitaria oreficeria visionaria. In questi ultimi anni si è dedicata con elegante mescolanza psicosomatica alla creazione di gioielli su piante venefiche e curative, esplorando da sé sola avvelenamenti e rimedi, decomposizioni al nero e poi emanazioni al bianco, albe, cure, rinascite (come nel caso della presente mostra dedicata alla farmacopea di Aboca).

La foglia di tarassaco che essa eleva alla parità con il monile da braccio romano, non mi sembra collegabile con la disseminata gamma di esperienze d'arte di o con la natura, ma mi pare renda strane e reali pietre filosofali arrecanti il fascino della beata longevità del segreto dei fenomeni della Natura che si riflette in chi ama e osa contemplarli.

Luca Cesari

SIMONA RINCIARI

Artista siciliana, ha frequentato la Scuola Superiore d'Arte applicata all'industria al Castello Sforzesco di Milano, l'Accademia vetrinistica italiana, ed è stata assistente del pittore Nino Mustica.
È appassionata di storia delle religioni e del poeta americano Ezra Pound, al quale ha dedicato ricerche e opere.
Ha coltivato studi filosofici con particolare interesse per il neoplatonismo, studi sulla metamorfosi delle piante e sull'iconografia angelica.

Oltre a dipingere, ha realizzato installazioni, video, un documentario sulla psichiatria presso la Clinica La Borde in Francia.
Tra i suoi lavori: Angeli alla Riscossa presentazione di Gillo Dorfles (Monastero Agostiniano Verucchio 2005, Magazzini del sale Cervia 2005, Abbazia di Spineto Siena 2006, Museo di Castel Sant'Angelo Roma 2006). Gemine Muse (Museo regionale di Messina 2002), La Conca del Tempio, Ezra Pound e Sigismondo Malatesta (Rocca Malatestiana Montefiore Conca 2001), Bizantini e Bisontini (Festival internazionale dei teatri di Santarcangelo 2000).

Crea gioielli con una tecnica innovativa che permette la conservazione dell'organico vegetale e il contatto diretto con lo stesso , foglie, radici, frutti, fiori, ortaggi ecc. esposti in Europa, in Giappone e in America.

Artista presente alla mostra Gioiello Italiano Contemporaneo organizzata da Fiera di Vicenza e curata da Alba Cappellieri, Catologo Skira (Palazzo Valmarana Braga Vicenza, Castello Sforzesco Milano Kunstgewerbemuseum Berlino, Fondazione Accorsi Torino, 2008).

Tra le sue esposizioni sul gioiello: Natura e artificio (Museo di Storia naturale del Mediterraneo Villa Henderson Livorno 2010), Piante Vagabonde (Mo.C.A Roma 2009), Sfogliami e di gioie saziati (Mo.C.A Roma 2009), Gioielli in Vegetale (Museo Tonino Guerra, Pennabilli 2008, Galleria Akim Künn Berlino), Gioie dell'orto (Siena 2007), Un gioiello a tavola (Galleria Sinopia Roma, Palazzo dell'Arengario Rimini 2007), Il sogno dell'albero rovesciato (Rimini 2006).

Hanno scritto di lei: Gillo Dorfles, Luca Cesari, Tonino Guerra, Ugo Amati.