International Lectures on Nature and Human Ecology
 
 

UWE NIEMANN


LA DANZA DELL'EVOLUZIONE

La biologia contemporanea usa nuove metafore per descrivere i fenomeni della vita, che viene vista come una danza sempre cangiante di innumerevoli elementi. Secondo Francisco Varela, gli organismi vanno intesi come reti di Sé virtuali, non possiedono una identità forte bensì sono un mosaico, un bricolage di identità diverse: un'identità cellulare, un'identità immunitaria, un'altra ancora cognitiva e così via e tutte queste si manifestano in diverse interazioni. Lo scopo della biologia oggi è dunque di approfondire la transizione dalle interazioni locali alle proprietà globali emergenti per capire come tutti questi Se' si uniscono e tornano a separarsi nella danza dell'evoluzione. L'evoluzione è tutta qui, in questa danza delle specie viventi intente ad esplorare lo spazio delle loro possibilità.
Le sculture danzanti e costantemente cangianti nel vento di Uwe Niemann, con la loro fluida plasticità, sono per me la più fantastica metafora estetica di queste nuove prospettive della biologia oggi. Il Nobel per la fisica Ilya Prigogine afferma che la conoscenza scientifica ci offre solo una "finestra limitata" sull'Universo.
L'arte dunque è un altro linguaggio con cui la mente della nostra specie esplora le varie dimensioni dell'Universo. Per Wittgenstein immaginare un linguaggio è immaginare una forma di vita.

Bruno d'Udine

L'ARTE ACCADE QUANDO LA TECNICA SI TRASFORMA IN EMOZIONE

La scultura cinetica di Uwe Niemann, che Aboca presenta per la prima volta in Italia in occasione della International Lecture on Nature and Human Ecology del marzo 2010, è la chiara dimostrazione di come la tecnica possa essere utile a superare il limite percettivo dell'uomo. Infatti fin dalla "caverna" di Platone ci si interroga sulla capacità di osservare la realtà in quanto fenomeno della natura e come l'immagine del reale sia condizionata dalle nostre idee fino a poter ritenere che l'idea stessa sia l'unica certezza della realtà.
Quando ci si trova davanti ad un'opera di Uwe Niemann il limite della percezione si perde. La "macchina libera" dello scultore tedesco, fatta di equilibri metallici che sfidano l'inerzia grazie alla loro precisione tecnologica, è in grado di registrare ogni minimo spostamento d'aria.
Così la macchina diventa organica, sfugge al controllo per trasformarsi in un movimento armonico e casuale. Le infinite variabili dei movimenti meccanici si mettono a disposizione dell'aria in una coreografia anarchica e perfetta. La morfologia dell'aria si svela quindi grazie al movimento della macchina, quasi fosse una pratica Tai Chi.
Così la tecnica dialoga con l'aria in un sincrono perfetto cancellando il limite tra l'opera dell'artista e la natura.

Gianpietro Carlesso


Uwe Niemann - Vier WindbÕgen ("Quattro archi di vento", Four Wind Arches) 2010
acciaio, h 10,5 m., Ø parti in movimento 7 m. / steel, h 10.5 m., Ø moving parts 7 m.