ROBERTO KUSTERLE e le sue mutanti
LA SEGRETA MINIERA DI UN'ESTETICA NUOVA
Nel momento in cui l'umanità si spinge verso una inebriante e rischiosa simbiosi con la macchina, nel momento in cui si assiste al passaggio dalla riproduzione alla produzione dell'uomo secondo rigorose specifiche che preludono a un nuovo stadio evolutivo improntato alla razionalità computante, Roberto Kusterle ci offre una suggestiva visione alternativa di questa transizione. L'orientamento è diverso, anzi opposto: la fusione non avviene con le sode artificialità degli irti congegni meccanici o con l'invisibile turbinare degli impalpabili bit, bensì con la morbida sinuosità proliferante delle piante, dei fiori, dei semi. In queste opere di Kusterle la bellezza femminile viene alterata, decomposta e poi ricostruita, ibridata con l'aggiunta di materiali inizialmente estranei, che tuttavia da ultimo si integrano con i corpi umani per restituirci creature inedite, chimeriche, al limite della mostruosità visionaria. La nudità dei volti è rivestita da decorazione ricca e barbarica: i corimbi, i grappoli, le drupe, le infiorescenze, i rizomi, tutto il florido rigoglio della natura vegetale tramuta, con l'aiuto di una colorazione grigiobronzea, petrigna e atemporale, in monili all'apparenza metallici, dal cupo e tiepido splendore. Dal viso e dal collo si dipartono a volte ghirigori tatuati che ricordano certe statue dove la metamorfosi di donna in vegetale è colta prima del suo compimento in un'istantanea contorta e dolorosa: Dafne che si muta in alloro secondo che canta Ovidio. Sconcerta la nudità del cranio, rimediata e corretta da caschi erbali e infiorescenti, che ne allungano le proporzioni come presso le caste nobili degli Egizi o di certe popolazioni esotiche. Colpisce anche il nascondimento dell'occhio, sempre chiuso, murato, addirittura cecato: come per un divieto di vedere e vedersi. Invece bocca, orecchie, naso sono esibiti: il naso, in particolare, è sempre bellissimo, in risalto ostensivo e sinuoso. L'immissione degli elementi vegetali, o minerali, come le scabre tracce residuali di spalmature argillose disseccate, esalta e trasforma la bellezza del volto, delle spalle e del collo nel momento stesso in cui la nasconde e quasi l'annulla per riproporla mascherata, squamosa, alterata, ma sempre presente come un opaco gioiello fiorito nella segreta miniera di un'estetica nuova.
Giuseppe O. Longo
ROBERTO KUSTERLE
Nasce nel 1948 a Gorizia. La sua formazione avviene da autodidatta; dagli anni settanta lavora nel campo artistico dedicandosi sia alla pittura che alle installazioni. Nel 1988 inizia a interessarsi alla fotografia che diventa, con il passare degli anni, il suo principale mezzo espressivo. Ha realizzato con i suoi lavori oltre venti pubblicazioni e nel 2006 ha ricevuto il Premio per la migliore mostra fotografica in Slovenia al Mesec Fotografije di Lubiana. Fra le più recenti mostre personali si ricordano: "Bellezze di Atlantide", MODE (Treviso, 2010); "Senza tempo né luogo", Galleria Weber & Weber (Torino, 2010); "Ana-Kronos", Cankarjev dom (Lubiana, 2009) e mc2gallery (Milano, 2009); "Una mutazione silente", Wook Lattuada (New York, 2009), Galerija Sodobne Umetnosti (Celje, Slovenia, 2009) e Centro Arti Visive "La Castella" (Motta di Livenza, 2009); "Lo specchio del corpo", Galerija Tir (Solkan, Nova Gorica, Slovenia, 2008); "Lo zoo dell'anima", ArtMbassy (Berlino, Germania, 2008).